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sabato 9 luglio 2011

Filastrocche ad Arte

Impara l'arte e mettila da parte, recita un vecchio ma non certo saggio detto.
Credo che si riferisca agli esponenti dell'età adulta e alla scarsità di sbocchi che un'attività creativa può garantire a livello professionale. Sostanzialmente ti dice: è bello saper dipingere, creare forme a partire dall'informe, saper comporre sinfonie armoniose, o un'opera letteraria. Provaci, se ne ha voglia e pensi di aver talento. Poi però è meglio che tu vada a fare il commercialista.
Se questo può essere un ragionamento sensato se applicato a un individuo di trentacinque anni, di certo non lo è per un bambino. Per i bambini è tutta un'altra storia.
L'arte è la possibilità di immaginare, di creare mondi, di giocare con le immagini, di aprire gli occhi e la mente per vedere quello che altri non riescono a vedere. E in questo un bambino è imbattibile. Quindi non è mai troppo presto per imparare a conoscere, ad apprezzare, a vedere l'arte.
Il libro illustrato Filastrocche col pennello di Massimo Montanari, edito da Almayer Edizioni per la collana Asino chi legge, aiuta i piccoli lettori a entrarci dentro a piedi uniti, a viverla, a sguazzarci come se fosse un lunapark. La riproduzione di dipinti famosi si specchia in un gioco di rime e filastrocche che non hanno la pretesa di spiegare, ma quella di stimolare, di incuriosire, di esortare a guardare con gli occhi dell'immaginazione, accompagnando il bambino a interpretare il quadro specchiando in esso il suo mondo fantastico, fatto di mostri, di fate, di sogni, di giochi e danze. Così Magritte, Chagall, Mirò, Ernst, Picasso, Kandinskij, Van Gogh diventano dei maestri di cerimonia, degli amici che aprono davanti al bambino squarci di Infinito e di Bellezza, che poi è ciò che gli appartiene di diritto dalla nascita e che va perso inesorabilmente col passare degli anni.
Filastrocche col pennello è un libro divertente e funambolico che educa i più piccoli alla meraviglia dei colori, delle forme e delle parole e i più grandi alla libertà di manipolazione del linguaggio, al cambio imprevisto di prospettiva e di significato, che a volte disorienta ma che sempre diverte e fa riflettere.
Ecco la filastrocca che racconta Cane che abbaia alla luna dipinto da Joan Mirò nel 1926:
Splende la luna nel cielo nero
tutto intorno è buio davvero
In un mare di stelle a puntini
l'unica strada è fatta a scalini
Come se fosse una ferrovia
è strada di sogni e di fantasia
Il cane guarda un poco commosso
l'astro che sembra un magico osso
Se corre sui pioli ci arriverà
ma una volta raggiunto, l'osso sparirà!
Di spegner la voglia non c'è bisogno
lasciamolo vivere un libero sogno
I sogni son fatti per essere vivi,
finiscono proprio quando ci arrivi.
Riflette la luna nella notte sospesa:
finché ci sono sogni, la speranza è accesa.

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