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mercoledì 14 maggio 2014

Maurizio Ceccato, un amore di grafico



 

Faccio outing.
Mi sono innamorata di Maurizio Ceccato.
Non di un amore effimero, ma di un sentimento radicato nella profonda conoscenza e stima reciproca che ci unisce.
Devo però specificare che non lo conosco.
L'ho visto in foto, ma nella maggior parte di quelle che ho trovato su internet lui era bendato, quindi la mia passione non trova nemmeno la sua ragion d'essere nell'attrazione fisica.
È che sono innamorata delle sue copertine.


Maurizio è illustratore e grafico editoriale.
Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del fumetto, aver collaborato a giornali storici come Il Manifesto, Linea d'Ombra e L'Espresso, approda all'editoria con nomi come Castelvecchi e Frassinelli. Progetta la grafica e il logo delle edizioni Lain, che orbitano nel gruppo di Fazi, di cui nel frattempo è diventato art director, ricoprendo quel ruolo fino al 2007. Dal 2008 diventa art director di Elliott Castelvecchi e Arcana, di cui cura le edizioni musicali (il volume Nirvana. Kill your friends del 2008 è entrato nella mia libreria solo grazie a quella copertina).



Attualmente collabora con varie realtà, ma i suoi fiori all'occhiello sono secondo me Hacca edizioni e Del Vecchio.
Con Hacca ha stretto un legame simbiotico. Ha preso una giovane casa editrice e l'ha delineata a sua immagine e somiglianza, unendo una grafica neoliberty a un'estetica pop che la rendono immediatamente riconoscibile.
Il loro stand a Torino era una personale agiografica di Ceccato.

 

Le copertine di Del Vecchio sono un'esplosione di colori acidi e immagini pop a cui si mischia quel gusto art déco che ne fa un prodotto innovativo, a tratti visionario.


Con i tipi di Hacca ha pubblicato il volume Non capisco un'acca, in cui l'ottava lettera dell'alfabeto è il pretesto semantico per giocare con la lingua, inventare neologismi, riscoprire significati sepolti. Il tutto in salsa estetica rigorosamente bianca e nera.
 







Ma non è finita qui.

È anche ideatore, editore, supervisore, dio in terra della rivista Watt. Una rivista che non è un libro ma un po' gli assomiglia, un contenitore in cui giovani autori italiani si incontrano con altrettanti grafici e illustratori italiani e insieme danno vita a un prodotto editoriale unico. Un libro che vorrebbe essere rivista ma che non riesce a negare la propria identità di libro. Insomma, poesia.
Ne sono usciti tre numeri: il numero 0, lo 0.5 e il 3,14 (vi dice niente il pi greco π ?)



Ora capite perché mi sono innamorata?

Qui trovate il suo sito personale

e qui quello del suo studio, IFIX design

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